La Radiestesia è una disciplina che intende di captare energie vibrazionali oltre il limite dei cinque sensi umani e di dare risposte attraverso strumenti particolari (pendolino, biotensor…).
Le origini vanno ricercate nell’antica “scienza” della rabdomanzia. La rabdomanzia è una pratica che consiste nel localizzare oggetti nascosti sotto terra servendosi di una verga o di una bacchetta biforcuta. Ha origini molto antiche ed è ancora praticata, anche se ne negli ultimi anni pare caduta in disuso. In origine la rabdomanzia aveva finalità divinatorie: determinare il volere degli Dei, predire il futuro o statuire la colpevolezza del condannato in un processo. La rabdomanzia come praticata oggi nasce nella Germania del XV secolo quando era impiegata soprattutto per trovare metalli e fonti di acqua.
Nel 1701 l’Inquisizione proibì l’uso della rabodmanzia nei processi. Alla fine degli anni Sessanta del XX secolo, durante la guerra in Vietnam, alcuni Marines statunitensi usarono la rabdomanzia per provare a localizzare addirittura depositi di armi e tunnel.
I sostenitori della rabdomanzia ritengono di poter individuare la presenza dell’oggetto cercato, grazie sia al contributo di poteri extra sensoriali sia all’emissione di energie da parte dell’oggetto captabili attraverso la bacchetta oppure tramite l’effetto di “risonanza” analogo alla vibrazione dei suoni.
Figlia della rabdomanzia è la moderna radiestesia che impiega come strumento di lavoro il classico pendolino. A seconda delle oscillazioni del pendolo il radioestesista è in grado di trarre, secondo questa disciplina, informazioni che normalmente sfuggirebbero ai cinque sensi.
La Radiestesia ha ottenuto, in questi ultimi anni, uno straordinario sviluppo che si manifesta con una fioritura di opere e di articoli contenenti un grande numero di fatti sperimentali, incontestabili e veramente stupefacenti. La Radiestesia viene addirittura definita “l’arte di scoprire, grazie al pendolino o alla bacchetta, ciò che è nascosto alle facoltà normali ma la cui esistenza è reale”. La parola “Radiestesia” (coniata dall’abate Alex Bouly nel 1929) deriva da due radici, una greca radius, raggio e l’altra latina aistetis, sensibilità.
La Radiestesia è pertanto una forma di percezione extrasensoriale che permette all’uomo di mettersi in contatto con il mondo che lo circonda (ma sarebbe più corretto parlare di universo, dal momento che coinvolge spazi e tempi molto ampi) in un modo tutto particolare, assai più preciso e profondo di quanto non riuscirebbe a fare con i suoi cinque sensi. Tuttavia per poter praticare con successo la Radiestesia è necessario esercitarsi con costanza e pazienza, e questo non solo per affinare la propria sensibilità e sviluppare le proprie doti psicofisiche, ma soprattutto per impadronirsi con sicurezza delle tecniche e dei metodi di questo tipo di ricerca.
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